Come si fa a racchiudere la storia di una persona in una valigia?
Ecco l’interrogativo su cui sono stati chiamati a riflettere le alunne e gli alunni della classe 2^C della Scuola
Secondaria in occasione della Giornata della Memoria.
Si è trattato di un viaggio nella memoria attraverso gli spunti forniti dal testo di M.Corradini “Solo una
parola”, in cui viene raccontata una storia al tempo delle leggi razziali, delineando il processo di costruzione
del nemico messo in atto dai regimi totalitari, attraverso un trasferimento di significato su una parola che
rimanda al quotidiano, alla realtà dei ragazzi: “occhialuti”.
I protagonisti di questa storia, naturalmente occhialuti, dopo essere stati discriminati, allontanati da scuola
e dal posto di lavoro, alla fine, sono costretti a scappare, a nascondersi perché ritenuti inaffidabili e
pericolosi, resi oggetto di minacce e violenze da parte delle persone “normali”, naturalmente senza
occhiali. È dunque tempo di fare le valigie e di fare anche in fretta per partire per un viaggio di cui non si
conoscono né la destinazione né la durata e senza la certezza di un ritorno.
Ma che cosa mettere in questa valigia?
Le ragazze e i ragazzi della classe 2^C si sono immedesimati nei personaggi della storia; hanno immaginato
di dover essere loro a preparare questa valigia e hanno provato a pensare a ciò che avrebbero potuto
mettervi dentro.
L’attività proposta ha suscitato interesse, coinvolgendo alunne e alunni in una condivisione profonda e
sincera di emozioni, esperienze, opinioni e dubbi. Il dibattito è avvenuto attraverso l’uso di palette a forma
di semaforo (verde: pienamente d’accordo; giallo: parzialmente d’accordo; rosso: in disaccordo) per
facilitare il coinvolgimento anche degli studenti in didattica a distanza.
Il testo letto in classe ha permesso di aprire, inoltre, un confronto sull’uso delle parole o, meglio, sul peso
delle parole in vari contesti di comunicazione: inevitabile è stato il trasferimento a realtà del presente, al
linguaggio dei social, al linguaggio legato all’esperienza della pandemia e dell’attuale situazione sanitaria.
Sono solo parole ma possono diventare strumento di sopraffazione e morte.
Sono solo parole ma possono diventare bellezza, emozione, magia.